“…purché tu impari una cosa, l'essenziale”
“Dimmela.”
“Amare te stesso. Non disprezzarti, non odiarti. Odio e disprezzo di sé son parto d' orgoglio che , deluso dalle proprie carenze, genera tali mostri. Sii umile, invece, e amati molto, come molto ti ha amato Dio, che fin dall'eternità si è detto con gioia: "Un giorno, poi, farò Runo e lotterò a lungo per conquistarlo". Amati Runo, come ti amo io, e guarda con dolcezza anche al male commesso.”
Resistetti, poi misi giù la testa e piansi. Era il primo pianto buono da chissà quanto tempo.
“Buona pioggia è codesta” mi disse Petro. “La semente è sotterra, ma pronta a germogliare”
Dopo un poco alzai gli occhi. Fuori, nel crepuscolo, pioveva.
“Padre, mi sembra di ritrovarmi dopo aver vagato in tanta nebbia. Vorrei vivere puro, d'ora in poi, non dir più parola d'odio, né albergare un pensiero meschino…”
“Tutto bene, ti lodo.”
“Non toccar più il maledetto corpo di una donna!”
Petro respinse le mie mani.
“Che cosa dici, pazzo?”
“Perché? Non è un intento virtuoso?”
“Quale? Insultare il vaso che Dio ha costruito per trapiantarvi la vita della sua creatura prediletta?”
“Ma è fomite di colpa…”
“Fomite di colpa!” Petro sbuffò con sarcasmo. “Fomite di colpa è anche l'oro splendente e il vino di Noè, anzi il sole che scalda, e le stelle, se la nostra malizia li volge al male. Runo, ch'io non ti senta più insultar la donna, né l'uomo, né la pianta, né l'animale, né l'acqua e nemmeno il fulmine. Potresti forse maledire il demonio, ma è così osceno maledire, che neanche per lui te lo permetto. tu non parlarne, e basti. Ma se della tua voce vuoi farne un uso degno, benedici, benedici, non stancarti di benedire! E se dovrai lottare per la giustizia, fallo benedicendo: le lotte che rinnovano la terra sono condotte da coloro che benedicono l'avversario. Pensa a Cristo, dolcezza nostra, e alla sua morte in croce!”
"L'ordalia" di Italo Alighiero Chiusano
pag 68
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