Nell'inverno del 1994 facevo footing con la mia amica. Era molo buffo e anche un po' avvilente, scoprire che riuscivamo, mettendocela tutta, a correre per cinque minuti.
Ma quella sera c'era la neve e ci divertimmo parecchio.
Neve così, come in questi giorni, allora ne veniva spesso. Tanta. O almeno, questo è il mio ricordo.
Ci buttavamo a terra e lei ci accoglieva con un bonario tonfo nella sua compatta nitidezza.
Dopo aver giocato per un po', ci lasciammo e rientrammo per la cena.
Come sempre, a tavola, mio padre guardava il telegiornale e ci zittiva, mentre io facevo apposta a parlare per disturbarlo,perché non sopporto la tivù.
Sarò vigliacca, ma non ho mai capito come si possa ingollare una coscia di pollo guardando, bovini e indifferenti, un padre che piange perché gli hanno assassinato il figlio o altre ineffabili tragedie occorse ai nostri simili.
So di non dire niente di nuovo ma è quello che volevo dire.
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